La mia storia (anni 2010 – oggi)

Mario Benedetti, una collaborazione all’insegna della poesia

Nel 2010, il poeta Mario Benedetti (da non confondere con l’omonimo scrittore sudamericano) mi inviò i canovacci di un paio di suoi libri in gestazione. Ci eravamo sentiti in conversazione telefonica, in amicizia, per raccontarci della nostra vita e della nostra esperienza culturale. Era un uomo molto parco di parole, ma con me ebbe modo di narrarsi. 

Con l’invio dei canovacci, Mario mi chiese di esprimere su di essi la mia opinione da psicologo. Gli sarebbe servita per la loro ultimazione. 

Con la malattia,  si ritirò e anni dopo, nel 2020, seppi della sua morte per COVID. 

Pur avendolo conosciuto brevemente, l’evento mi ferì. Era il segno del suo modo di essere (come la sua poesia, ermetica, vicina a quella di Andrea Zanzotto): pochi cenni bastavano a trasmettere una grande intensità. 

Francesco Alberoni. La paura di amare e Grammatica dell’amore

Francesco AlberoniPubblicato nel 2010 il libro L’amore passionale, decisi di inviarne una copia a Francesco Alberoni, al cui lavoro era in parte ispirato. Con mia sorpresa, Alberoni mi chiamò e mi tenne al telefono una buona mezz’ora sia per elogiare il lavoro, che per segnalarmi la nostra sostanziale uniformità di vedute. Ne fui lusingato e glielo dissi, ma lui mi pregò solo di continuare a sentirci e collaborare. Acconsentii.

Ci sentivamo almeno una volta alla settimana, ci incontrammo più volte in amicizia (a Roma, dove presiedeva il “Centro di cinematografia”, a Milano, dove abitava, e a Firenze, “terra di mezzo”) e decidemmo di intrecciare le nostre ricerche. Mi chiese di scrivere un libro e lo feci. In verità, dopo un anno e mezzo di studi e riflessioni, nel 2012 diedi alla luce ben due libri: La paura di amare, sull’anoressia sentimentale, che essendo di natura più clinica che speculativa decisi di inviare all’editore FrancoAngeli, e Grammatica dell’amore, pubblicato con Marietti, una vera e propria sintesi della mia teoria dei sentimenti e dei processi di legame.

In entrambi i libri mi cimentai nel compito – concordato con Alberoni – di cercare una mediazione fra la psicologia dialettica e la sua teoria.

La scienza dell’amore e Perché amiamo

Nacque così l’idea di far confluire i nostri studi in una sola collana, che avrebbe dovuto essere una collana di scuola, aperta a nuovi contributi. Nel frattempo inviai ad Alberoni il file di un nuovo libro, Perché amiamo, che venne letto, commentato e posto in attesa.

La collana prese forma grazie all’editore Sonzogno e fu chiamata “La scienza dell’amore”. Finalmente, nel settembre del 2012, Alberoni pubblicò la sua nuova opera, L’arte di amare.

Nel 2013 uscì il mio libro Perché amiamo, che coronava la stretta collaborazione fra me e lui. In un certo senso, il libro segnava il punto di massimo contatto fra le due teorie, quella di Alberoni incentrata sul concetto di “stato nascente” e quella mia che ha al suo cuore la dialettica dei bisogni fondamentali e la concezione ordinatrice della figura psichica dell’Altro.

Ricordati di rinascere

ricordati di rinascere copertinaDegli inizi del 2014 è la pubblicazione del libro Ricordati di rinascere. 

Il libro – originale nella sua struttura – ha una duplice funzione. La prima è quella di mostrare come una crisi psicologica possa costituire un’occasione preziosa per effettuare grandi cambiamenti esistenziali, che senza la sofferenza non verrebbero nemmeno ipotizzati. La seconda è quella di narrare un importante periodo della mia vita: il passaggio dall’infanzia alla prima giovinezza. La scrittura autobiografica va nel senso di quella autoanalisi pubblica, cominciata col libro Autoterapia (2005), che ritengo una delle opportunità più ricche nella vita non solo dello psicoterapeuta, ma anche dell’intellettuale e dell’artista. 

Ho ricordato gli anni della crisi giovanile perché allora si è formata la mia vocazione allo studio e all’esercizio della psicoterapia. La “vocazione” non è un mero “piacere”: è un sentirsi chiamati da una inderogabile necessità interiore; riconoscerla è appunto “rinascere” ad una vita più vera.

Maria Marchesi: Non sono più mia

maria marchesiDella fine del 2014 è l’introduzione al libro della poetessa Maria Marchesi Non sono più mia. Ho accettato la proposta da parte dell’editrice, Gabriella Montanari, non solo perché amante della poesia, ma anche perché intrigato da un mistero sull’autore: “Maria Marchesi” potrebbe infatti essere un uomo – un poeta già noto – che non confessa la propria identità reale e che ha adoperato lo pseudonimo per esprimere un dolore e una violenza che, forse, col proprio sesso e il proprio nome, non sarebbero stati rappresentati. Dunque, come sempre, anche in questa occasione mi sono confermato affascinato dal mistero del velamento della propria identità come chiave universale della patologia dell’Io, in questo caso non solo dell’uomo comune ma anche dell’artista.

L’amore impossibile

Nel 2015 pubblicai il libro L’amore impossibile, che tratta delle dipendenze affettive in una chiave di diagnosi clinica differenziale. 

Dopo un’accurata e necessaria definizione dell’amore sano, entro nel merito della struttura della dipendenza affettiva e, primo nel mio campo, definisco quattro importanti sotto-tipologie del disturbo:

1) la dipendenza affettiva conformista/ossessiva,

2) la dipendenza ambivalente/conflittuale,

3) la dipendenza depressiva/riparativa,

4) e infine la dipendenza rivendicativa/persecutoria,

accompagnandole con ampie storie cliniche.

Vito D’Armento e l’Università degli Studi del Salento

Vito D'ArmentoNel 2015 venni contattato da Vito D’Armento, Professore in “Sociologia della devianza” presso la facoltà di Scienze della Formazione, Scienze Politiche e Sociali dell’Università degli Studi del Salento. D’Armento mi chiese di partecipare alla composizione di un volume collettaneo di ricerche sul tema del dissenso in diversi contesti umani. Io me ne sarei occupato nel contesto della mente, e in modo più specifico nel contesto delle relazioni intrapsichiche. Aveva letto le mie riflessioni sul tema dell’”Io antitetico” e, colpito dal concetto, mi chiedeva di fornirgli un ampio contribuito descrittivo per il suo volume.

Il libro – un volume in cui figuravano capitoli di grandissimo interesse – uscì nel gennaio del 2017 col titolo “Etnografie del dissenso. Paradigmi e strategie”. Il mio contributo vi figurava accanto a quelli di altri studiosi di livello internazionale, componendo un magnifico testo inteso alla chiarificazione di concetti come “dissenso”, “devianza”, “divergenza” nel contesto dei fatti umani.      

Le eclissi dell’anima e la collaborazione con L’EstroVerso

Nel 2016 pubblicai il libro Le eclissi dell’anima, nel quale racconto l’avventura della personalità umana di precipitare in una crisi e persino di ammalare nella mente allo scopo di far morire una forma di identità e farne nascere una nuova. 

Quando l’identità pregressa è insufficiente a favorire la realizzazione della personalità implicita e la coscienza non è in grado di evolvere, la crisi psicologica avvia il processo di cambiamento. Allo scopo di dimostrare questa tesi analizzo le storie di personalità illustri come Judy Garland, Ingmar Bergman, Friedrich Nietzsche, Carl G. Jung, Martin Heidegger, Hermann Hesse, Ernest Hemingway ed altri ancora. L’analisi biografia di questi personaggi, come quella dei pazienti in psicoterapia, dimostra che ciascuno di noi ha un suo genio personale dalla cui realizzazione dipende il senso della vita.

Nello stesso anno avviai una collaborazione con la rivista di Arte, Letteratura e Scienze sociali “L’EstroVerso”, diretta da Grazia Calanna e Luigi Carotenuto. 

Dopo un’intervista di un certo successo sui rapporti fra psicologia e poesia, la direzione decise di affidarmi per intero lo spazio di una rubrica, che intitoliamo “Lo scrutatore d’anime” (dal titolo di un famoso romanzo del medico e psicoanalista Georg Groddeck). La collaborazione mi diede l’opportunità di tornare sul tema per me centrale del rapporto fra arte, letteratura e psiche.

L’ombra di Narciso, nascita della SIPSID

copertina-l’ombra_di_narcisoNel 2017 uscì nelle librerie il libro L’ombra di Narciso, dedicato al tema del narcisismo, di grande interesse sia in ambito clinico che sociale. 

L’intento del libro è duplice: da un lato sfata la versione freudiana del mito di Narciso, dall’altra ricolloca il disturbo narcisistico nell’ambito delle patologie reattive all’angoscia di impotenza, sia primaria che sociale. 

Freud ha compiuto sul mito di Narciso un abuso “storico”, trattando di fatto Narciso come una mera variazione del mito ebraico-cristiano del peccato originale, mentre il tema del mito greco – come appare dalle fonti – è il rifiuto del rivoltoso di appartenere alla polis condividendone le regole amorose e civili. Inoltre, nel libro dimostro che il narcisismo, lungi dall’essere quella patologia “diabolica”, resistente e incurabile che è diventato nella letteratura contemporanea, offre molti spazi di azione al terapeuta orientato in senso empatico e dialettico.

Sempre nel 2017 fu una breve collaborazione con la rivista Zeusi, favorita dall’amico Marco Rinaldi, rivista semestrale dell’Istituto di Storia dell’Arte dell’Accademia di Belle Arti di Napoli. Al timone dell’iniziativa editoriale, il direttore Marco Di Capua con i vicedirettori Guglielmo Gigliotti e Marco Rinaldi. Il mio intento era di dare il mio contributo nei termini dello studio del rapporto fra arti visuali, letteratura, storia sociale e psiche.

Infine avviai il processo di formazione di una rete di cultura psicologica, la SIPSID (Società Italiana di Psicologia Dialettica), il cui fine è di scegliere un numero limitato di collaboratori e simpatizzanti (psicologi e non) della Psicologa dialettica.

La vita è un sogno, creazione del sito SIPSID

2018, La vita è un sogno

Nel 2018 pubblicai il libro La vita è un sogno. 

Il libro è innanzitutto un pegno pagato al giovane paziente che io stesso sono stato. Da ragazzo, fra i 18 e i 22 anni, io stesso soffrii di derealizzazione, con spunti di depersonalizzazione. Ne guarii con la sola psicoterapia.

In secondo motivo per cui ho scritto il libro è che la sindrome è pressoché misconosciuta dai professionisti della salute psichica. Gli psichiatri si sentono impotenti di fronte a una sintomatologia tenacemente resistente all’intervento farmacologico; gli psicologi vedono fallire sistematicamente le loro tecniche cognitivo-comportamentali. Ciò li induce a classificarlo come un disturbo “grave”, ma sbagliano: solo nel 1% dei casi esso è conseguenza di una psicosi; nel 99% dei casi accompagna comuni disturbi d’ansia e panico, o depressioni e disturbi ossessivo-compulsivi, cioè nevrosi. Si tratta dunque di un disturbo così poco compreso dalla cultura ufficiale che ho dedicato molti anni della mia vita e del mio lavoro alla sua chiarificazione. Il libro nasce a coronamento di tutto ciò.

Sempre nel 2018 viene messo online il sito della SIPSID, nato per dare voce alla Psicologia dialettica in tutte le sue accezioni: scienza della psiche, tanto nella malattia quanto nella salute, e delle relazioni che intercorrono fra discipline scientifiche e artistiche e il mondo tout court. Il sito si presta a diffondere la nuova cultura e a sollecitare simpatie e adesioni.

2019, Relazioni crudeli

Nel 2019 pubblicai il libro Relazioni crudeli, che approfondisce la mia riflessione sul narcisismo e la crudeltà nei rapporti umani, avviata con La paura di amare (2012) e L’ombra di Narciso (2017). 

La genesi del narcisismo viene qui spiegata come alienazione e perversione del bisogno di opposizione / individuazione. Il narcisismo viene poi seguito da livelli di gravità lieve a livelli gravi e gravissimi, ai limiti della guaribilità. 

Allo scopo racconto le biografia psicologiche di François de Sade, il padre del sadismo, e di James Ellroy, l’assassinio della cui madre da parte di uno psicopatico segnò la sua vita, fino a spingerlo a diventare scrittore di thriller e analista della psicopatologia sadica che presiede al crimine caratteriale. 

Con l’occasione descrivo anche il profilo della “vittima latente”, concetto che in criminologia descrive quelle persone che, per disposizione caratteriale, si coinvolgono in storie potenzialmente autolesioniste.     

2020, La specie malata e Crudeltà

Nel marzo del 2020, al principio della pandemia da coronavirus, pubblicai il libro La specie malata. Mai pubblicazione fu più tempestiva. 

Nel libro formulo una nuova teoria della natura umana, centrata sul concetto di “neotenia”, ripreso da Steven Jay Gould, il grande paleontologo evoluzionista scomparso prematuramente nel 2002. 

L’uomo è una specie malata: diviso com’è fra un bisogno di condivisione e uno di opposizione / individuazione che può dar luogo tanto alla creatività personale quanto alle guerre e ad una economia di onnipotenza, il liberismo, che sta devastando gli antichissimi equilibri del mondo.  

Nel libro prevedo la possibilità di catastrofi ecologiche dovute alla dissennatezza del narcisismo umano, accanto alla progressione esponenziale dei disturbi psicopatologici.    

Nello stesso anno aderii all’iniziativa di Luigi di Giuseppe della SIPSIOL, la Società Italiana di Psicoterapia Online.  

Pochi mesi dopo, uscì, con l’editore Segmenti, il mio libro Crudeltà, una raccolta di racconti di narrativa pura nei quali indago la stringente relazione fra crudeltà e sensibilità offesa. 

Nel libro evidenzio, con lo strumento allusivo della percezione artistica, due concetti. Primo, le persone più riccamente dotate di sensibilità sono anche quelle che si prestano ad essere vittime di individui versati nell’arte della sopraffazione e dell’inganno. Secondo, queste stesse persone altamente sensibili tentano, non di rado, le vie di una mutazione psicologica, nel sogno disperato e fallimentare di poter diventare crudeli quanto i loro aggressori. 

Il libro è una collezione di ritratti umani di alto valore testimoniale, che si pone come prosecuzione, con altri strumenti, della mia teorizzazione in campo psicologico.   

2021, creazione del sito TheDepMind

thedepmind derealizzazione depersonalizzazioneNell’Aprile del 2021 creai, assieme a mio figlio, il dott. Valerio Ghezzani, anche lui psicologo clinico, il sito TheDepMind dedicato alla diffusione delle nostre ricerche sul DDD, il Disturbo di Depersonalizzazione e Derealizzazione, su cui esercitavo la mia riflessione clinica da ben trentotto anni.

Avendo sofferto io stesso da giovane del medesimo disturbo, ed essendone guarito del tutto, decisi che avrei dedicato all’argomento una parte considerevole del mio tempo di ricerca e di lavoro. Negli anni raccolsi il calore e la partecipazione prima di mia moglie, la dottoressa Elda Cellini, poi di mio figlio, oltre che di alcuni collaboratori della SIPSID.

Il sito nacque, dunque, a coronamento di una vocazione insorta grazie ad un disturbo e per raccogliere le ansie e le speranze di quanti ne soffrono e dei loro familiari.

Il sito può essere visitato a questo link: www.thedepmind.it

2021, Il dramma delle persone sensibili

copertina il dramma delle persone sensibiliNel marzo del 2021 venne pubblicato il libro “Il dramma delle persone sensibili”, nel quale affrontai in modo sistematico il tema dell’alta sensibilità e delle iperfunzioni psichiche. Il saggio amplificava l’intuizione che l’alta sensibilità avesse una funzione evolutiva per la specie umana, intuizione descritta per la prima volta nel libro “Volersi male” del 2002, ripresa poi in “Crescere in un mondo malato”, del 2004, e ne “La logica dell’ansia”, del 2008.  

La tesi principale del libro è che le persone altamente sensibili appartengano alla categoria degli iperfunzionali (IF), una minoranza genetica non superiore al 15% della popolazione in grado di guidare l’evoluzione della specie. Dotati di empatia e sentimento morale, nonché di attitudini riflessive e creative, gli iperfunzionali divergono dal senso comune maggioritario e sono perciò misconosciuti e mal gestiti sin dall’infanzia. Infine, una parte di essi è destinata a sviluppare psicopatologie, al punto da rappresentare l’80, 90% dei pazienti psichiatrici e psicoterapeutici. 

Questa popolazione minoritaria non è percepita né dalla società né dalla cultura scientifica ed è stata fino ad oggi invisibile. Nondimeno, il suo pieno riconoscimento culturale non solo consentirebbe una maggiore efficacia nella psicoterapia, ma potrebbe altresì avviare una pratica psicopedagogica adeguata alle enormi sfide del tempo presente.