Quando l’amore è una schiavitù

Come uscire dalla dipendenza affettiva e raggiungere la maturità psicologica

Editore Franco Angeli, 2006

La dipendenza affettiva (o come la chiamano gli anglosassoni, la love addiction) è una patologia del comportamento amoroso e, nel mondo contemporaneo, è sempre più diffusa. In questi ultimi anni sono nati movimenti, forum, gruppi, associazioni in quantità crescente per testimoniarla e affrontarla.

Per alcuni versi la dipendenza affettiva è una vera e propria emergenza sociale, che tocca la donna più dell’uomo, danneggiandone l’esistenza. Una combinatoria di sentimenti contrastanti impedisce alla donna contemporanea di vivere con serenità la sua vita privata, fino a sfociare in danni a carico della personalità e talvolta della stessa identità sociale. Convinto che nella elaborazione delle identità di genere gli uomini debbano essere coinvolti nel merito dell’identità femminile quanto le donne nel merito dell’identità maschile, Nicola Ghezzani ha scritto il libro Quando l’amore è una schiavitù sia per rispondere a specifici quesiti psicoterapeutici, che per suggerire che il dibattito culturale è un elemento indispensabile alla risoluzione di una patologia divenuta ormai universale.

Non ogni amore si esprime in una dipendenza, ma ogni dipendenza affettiva ha bisogno di un amore per radicarsi in una personalità. Al pieno del suo sviluppo, la dipendenza affettiva altro non è che passione amorosa il cui esito è sovente la sofferenza, la malattia, la morte. Ma cos’è la passione amorosa? Scrive Ghezzani: La passione amorosa è un complesso di amore e di odio. L’innamorato patologico si lega al suo oggetto d’amore per dare soddisfazione sia a esigenze di amore, sia a esigenze di odio. Nella sua passione convergono il flusso dell’amore (il bisogno imperioso di vivere un amore in piena libertà) e il flusso dell’odio… Se non si comprende che la passione amorosa è una ricca ancorché oscura miscela di amore e di odio, e se non si comprende quanta energia liberatrice c’è in quest’odio, si espropria il soggetto ammalato della sua forza caratteriale e lo si condanna a cercare sempre nuova dipendenza amorosa o a sostituirla con le terapie e i servizi di aiuto.

La tesi dell’autore è dunque che se la dipendenza affettiva è una patologia, essa lo è in un modo del tutto particolare: dotata in modo estremo (passionale, appunto) di risorse di libertà che il soggetto deve solo apprendere a scoprire in se stesso per renderle infine funzionali alla salute e alla vita.

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