La specie malata
Depressione, angoscia e senso della vita. Psicoterapia del terzo millennio
Editore Franco Angeli, 2020
In questo libro (il ventesimo della mia carriera di autore) ho voluto ridiscutere l’idea stessa di “natura umana”. Nel libro affermo che la socialità è un dato evoluzionistico e neurobiologico innato: l’uomo nasce sociale, dotato di empatia, bisogno di identificazione e relazione affettiva e intrapsichica costante, perché questo è il suo destino evoluzionistico. Empatia e identificazione caratterizzano ogni neonato e ogni essere umano, nel bene e nel male. Nondimeno questa natura può essere violata dai processi di socializzazione.
In relazione di ciò, fornisco una teoria del sintomo che ne spiega la sua necessità funzionale. I sintomi assolvono ad una funzione psicobiologica. Per guarirne occorre capire come nascono e a quale scopo assolvono, sia in senso generale che in ogni singolo caso. Quella che avanzo nel libro è un’ipotesi cibernetica della genesi del sintomo, ipotesi che scoprirete leggendolo.
Infine, nel libro spiego sia perché la specie umana (la specie malata, appunto) sia l’unica nel regno animale a sviluppare nevrosi e psicosi. E spiego perché il mondo contemporaneo sia in assoluto il più malato della storia e sia giunto ad un pericoloso punto limite.
Grazie ad una maggiore “intelligenza della natura” noi possiamo non solo guarire le singole psicopatologie, ma l’intera “specie malata”, che oggi più che mai ha bisogno di una nuova cultura.
La specie umana è la più “contronatura” che sia mai apparsa nella storia della vita. Oggi ne abbiamo la prova più evidente: una patologia virale creata di fatto dall’irresponsabilità umana (e dalla cieca casualità della mutazione genetica) sta mettendo a dura prova il nostro Cosmos, ossia la visione ordinata del mondo, introducendovi quote di Caos.
La specie umana è l’unica specie animale che, non sapendo come gestire le sue stesse strutture psicologiche e neurobiologiche, vive immersa da sempre nella psicopatologia. Affacciata sul mistero di un cervello neotenico che non sa gestire, ha prodotto modelli di normalità disfunzionali e relazioni sociali altamente patologiche.
Il mio nuovo libro, La specie malata, offre una nuova visione della “natura umana”, una natura “libera” in quanto priva di vincoli istintuali, ma per ciò stesso anche “drammatica”. Questa libertà può infatti essere adoperata per generare armonia interpersonale e solidarietà reciproca, oppure avidità, conflitto, colpa e ripiegamento psicopatologico.
Una psicoterapia del terzo millennio deve essere in grado di rispondere alla sfida contemporanea: cioè curare la psicopatologia individuale favorendo, allo stesso tempo, un’etica della sopravvivenza della vita sul nostro pianeta.
Quarta di copertina
Nel mondo attuale, incentrato sul mito dell’individualismo, si diffondono sempre di più le perversioni morali, fra le quali spicca il narcisismo, e le patologie da vergogna e da senso di colpa, fra le quali emergono i disturbi d’ansia e la depressione, che colpiscono rispettivamente il 30% e il 25% della popolazione. Dunque, in un contesto in cui tendono a prevalere egoismo e competitività, dilaga ovunque la disperazione solitaria di coloro che non si adattano al principio di performance e alla diffusa aggressività.
Occorrono nuovi modelli terapeutici e Nicola Ghezzani propone qui la psicologia dialettica nel suo stato più avanzato: la geopsicologia.
Ecco, allora, che questo libro affronta il tema di una specie, la specie Homo, malata del suo stesso protagonismo planetario, in bilico fra generosità ed egoismo, fra speranza e disperazione. Possiamo guarire individualmente, dice l’Autore, ma perché non farlo con preveggenza e compassione, contribuendo alla salvezza del pianeta?
Un libro per psicologi e psicoterapeuti, ma anche per appassionati di psicologia e lettori comuni interessati sia alle patologie che vi sono descritte sia al percorso di maturazione personale e sociale.